Non si può lasciare Edimburgo senza
aver visitato almeno uno dei cimiteri storici di questa città, che, per
tradizione, presenta i suoi cimiteri come uno suoi incanti, non tanto
come un’attrazione turistica, ma come un elemento radicato nella città
stessa che mostra al viaggiatore un modo di sentire “l’altra vita” del
tutto naturale e non così terrificante come appare nella mentalità
cattolica. E' per questo che i cimiteri si trovano in mezzo alla città,
tra i monumenti più famosi. Durante le belle giornate sono pieni di
gente, come fossero parchi pieni di storie nascoste tra le nicchie, i
mausolei e le lapidi.
Prima di cominciare dobbiamo fare una
distinzione che in italiano non facciamo, e cioè quella tra “cemetery” e
“graveyard”. La prima, parola di origine greca da “koimeterion” (luogo
di riposo), si riferisce a un santuario funebre di maggiori dimensioni
che non si trova necessariamente adiacente a una chiesa e in cui si
seppelliscono sia i corpi che le ceneri dei defunti; la seconda, più
antica della precedente, si riferisce a un camposanto adiacente a una
piccola chiesa nel quale in genere venivano sepolti gli esponenti delle
classi più alte in tombe addossate alla chiesa stessa in segno di onore.
Entrambi i termini si traducono in italiano con “cimitero”.
1. Il Cimitero di Calton (Old Calton Burial Ground)
Ecco uno dei cimiteri più visitati e importanti di Edimburgo, sia per
la sua bellezza architettonica che per la sua storia e i personaggi
illustri che qui riposano. Nei pressi della collina di Calton Hill,
nella zona nordorientale del centro città, il cimitero di Calton è un
sito storico costruito all’inizio del XVIII secolo dove, come abbiamo
detto, riposano personaggi importanti della storia della Scozia come per
esempio il filosofo David Hume, l’editore William Blackwood o il
reverendo Robert Candlish.
La costruzione di questo cimitero si deve
al fatto che gli abitanti del villaggio di Calton dovevano seppellire i
propri defunti in un “graveyard” che si trovava piuttosto lontano, per
cui chiesero che si costruisse questo spazio esclusivamente per loro.
Oggi è visibile solo la metà di quello che anticamente era il cimitero,
che fu diviso in due parti in seguito all’apertura della Waterloo Place
dedicata alla vittoria nella nota battaglia del 1815. Per portare a
termine la divisione del cimitero fu necessario rimuovere tutti i corpi
che i trovavano dove ora sorge la strada con le rispettive tombe e
portarli in quello che divenne il “New Calton Cemetery”.
Tra i
monumenti più famosi, ne ricordiamo uno che si staglia contro il cielo
di Edimburgo e si può vedere da ogni punto della città. Il Monumento ai
Martiri Politici (The Political Martyrs Monument). È un monumento alla
memoria di cinque riformisti politici della fine del XVIII secolo, due
scozzesi e tre inglesi, che furono arrestati e condannati per aver
promosso campagne di riforma contro il governo e per aver cercato di
diffondere le idee liberali della Rivoluzione Francese. Condannati per
la loro protesta, tra il 1794 e il 1795, i cinque furono mandati in
Australia, in quella che allora era considerata la più grande e la
peggiore prigione del mondo. Circa 50 anni dopo questi avvenimenti, il
pensiero sociale e politico si indirizzò verso posizioni molto più
liberali, tanto più considerato il periodo storico, e si decise che
dopotutto quei cinque signori non erano stati pericolosi sovversivi ma
eroi che avevano lottato per le loro idee. Perciò, nel 1844 si costruì
in loro onore il monumento che possiamo osservare oggi: un gigantesco
monolite di pietra grigia alto 27 metri che, con la sua forma di
obelisco,voleva simboleggiare un faro che illuminasse il cammino alle
anime dei cinque di ritorno dall’Australia.
Su uno dei lati sono
scolpiti i nomi dei cinque martiri: Thomas Muir, Thomas Fyshe Palmer,
Willam Skirving, Maurice Margarot e Joseph Gerrald. Su un altro lato
troviamo invece un’iscrizione in cui si legge: “I know that what has
been done these two days will be rejudged”. Si tratta delle parole
pronunciate da William Skirving durante il processo che subì il 7 giugno
del 1794 e che significano: “so che ciò che è stato fatto in questi due
giorni sarà giudicato di nuovo”. E così fu in effetti, alla fine i
cinque martiri furono perdonati, anche se dovettero aspettare ben 50
anni.
Un altro monumento commemorativo che attira l’attenzione del
visitatore all’entrare nel santuario è il “Monumento ai soldati
scozzesi-americani”, lo Scottish-American Soldiers Monument, costruito
alla fine del XIX secolo. Ci si trova davanti agli occhi nientemeno che
una statua di Abraham Lincoln, di fatto la prima che sia mai stata
costruita fuori dagli Stati Uniti. Ai suoi piedi si trova uno schiavo
nero liberato che lo ringrazia sostenendo un libro a dimostrazione della
sua cultura di uomo libero.
La statua è stata eretta con fondi
americani per custodire e ricordare le vite di sei soldati scozzesi
morti nella Guerra di Secessione Americana. In essa è possibile anche
leggere un’iscrizione che dice: “to preserve the jewel of liberty in the
framework of Freedom” (per conservare il gioiello della liberazione
nella cornice della Libertà).
Vale senza dubbio la pena di visitare
il cimitero anche solo per vedere questo monumento. Attenzione ad
entrare di notte, però, perché la statua di Lincoln non sembra affatto
una statua e i più paurosi, come è già successo, rischiano di prendersi
proprio un bello spavento prima di rendersi conto che quel signore
sospeso a mezz’aria è di pietra e non può fare alcun male.
Molti si
chiedono come mai ci sia un monumento commemorativo della Guerra di
Secessione statunitense nella capitale scozzese, ma basta indagare un
po’ più in profondità nella storia di questo paese per scoprire la
stretta relazione che lo lega agli Stati Uniti fin dal XVIII secolo.
Perfino quando scrissero la “Dichiarazione di Indipendenza degli Stati
Uniti”, gli americani si basarono sulle idee di uno dei filosofi più in
voga del momento, lo scozzese David Hume, che tra l’altro è sepolto a
pochi metri dal monumento.
Parliamo di una delle figure più
importanti dell’Illuminismo scozzese di metà del XVIII secolo, un
periodo in cui la Scozia progrediva rapidamente in tutti i campi, da
quello scientifico a quello storico o artistico, tanto che si cominciò a
riferirsi a Edimburgo come “l’Atene del Nord”, paragonandola alla città
greca che ebbe una fioritura simile nel VI secolo a.C.
La città
ricorda il suo filosofo con un enorme mausoleo al quale, dopo la
sepoltura di Hume, si dovette montare la guardia per ben 8 giorni a
causa dell’ostilità pubblica che questi si era attirato in vita, in
parte a causa del suo dichiarato ateismo. Oggi probabilmente si rivolta
nella tomba perché un anno dopo la sua morte, sua nipote venne sepolta
nello stesso luogo e poiché era una donna devota, al contrario dello
zio, al mausoleo venne aggiunta un’iscrizione religiosa. L’iscrizione,
che si trova nella parte frontale del mausoleo sotto una nicchia con un
enorme vaso, recita così: “Behold, I come quickly, thanks be to God
which giveth us the victory through our Lord Jesus Christ” (Ecco, io
vengo tosto, sia resa grazia a Dio che ci ha dato la vittoria attraverso
nostro Signore Gesù Cristo).
I tre monumento di cui abbiamo parlato
non sono certamente i soli che si possono vedere all’Old Calton Burial
Ground, per cui, in qualsiasi epoca dell’anno visitiate la città, non
perdetevi una passeggiata per questo magnifico cimitero. Se poi
scegliete di visitarlo in un giorno buio e nuvoloso l’esperienza
risulterà senza dubbio più interessante, dato che questi luoghi sono
come dei pezzettini di storia custoditi in uno scenario lugubre, ma con
una magia del tutto speciale.
2. Il Cimitero di Greyfriars (Greyfriars Kirkyard)
Questo cimitero è un esempio di quelli che vengono chiamati “graveyard”
e non “cemetery” dato che le tombe si costruirono attorno ad una chiesa
(in scozzese “Kirk”). Il cimitero di Greyfriars si trova nella zona più
meridionale della Old Town ed è uno dei più antichi della città. Le
prime tombe che vi si trovano, infatti, risalgono al XVI secolo, mentre
le più recenti sono del XIX e custodiscono, tra gli altri, i corpi di
molti personaggi famosi che hanno vissuto in città in questo lasso di
tempo.
Il nome del cimitero deriva direttamente da quello
dell’ordine monastico dei francescani a cui apparteneva: Greyfriars vuol
dire letteralmente “frati grigi”. La comunità francescana di Edimburgo
fu sciolta a metà del XVI secolo, lo stesso periodo in cui venne
costruita la chiesa che si erge tra le tombe. Si pensò di fare lì un
nuovo cimitero perché il camposanto della chiesa di San Egidio (Saint
Giles nota come la Cattedrale di Edimburgo) era ormai pieno e non c’era
più spazio per seppellire nemmeno un altro corpo in tutta la città, così
decisero di aprire un nuovo cimitero.
La chiesa, inoltre, fu
testimone di uno degli avvenimenti più importanti della storia religiosa
di Edimburgo e della Scozia in generale, perché proprio qui si firmò il
“National Covenant” (il patto nazionale della Scozia) il 28 febbraio
del 1638, da cui il nome dei cosiddetti Covenanti.
Quello dei
Covenanti fu una sorta di movimento politico-religioso guidato dal ramo
presbiteriano della comunità scozzese per opporsi alla decisione del re
Carlo I di introdurre la fede anglicana. Dopo la firma di questo patto i
Covenanti si sollevarono contro il sovrano ed ottennero una temporanea
vittoria. Il nuovo sovrano, Carlo II, figlio del precedente, sconfisse
infatti i Covenanti a Bothwell Brig (1679): dopo la battaglia, più di
1200 firmatari del patto furono incarcerati, torturati e condannati in
un luogo che ancora oggi troviamo all’interno del cimitero, la
“Covenanter’s Prison” (la prigione dei Covenanti). L’edificio ha perso
il suo ruolo di carcere per diventare la tomba di alcuni degli uomini
che qui subirono la loro penitenza più di quattro secoli fa.
Tra le
migliaia di oscure storie che la città e i suoi cimiteri custodiscono,
questa è una delle più cruente. In essa hanno un ruolo importante sia la
chiesa, che ancora conserva una copia originale del documento firmato
dai Covenanti, sia la prigione di cui abbiamo parlato prima, sia anche
uno dei monumenti più inquietanti del cimitero. Si tratta del mausoleo
in cui è conservato il corpo di George Mackenzie, costruito molto vicino
alla prigione. Mckenzie ebbe l’ingrato compito di portare a termine la
politica persecutoria di Carlo II dopo la vittoria contro i
presbiteriani. A lui si devono più di 1200 incarcerazioni e moltissime
condanne a morte portano la sua firma, la sua crudeltà fu tale che si
guadagnò l’appellativo “bloody Mckenzie”, Mckenzie il sanguinario. La
sua tomba, nota come il “Black Mausoleum”(il Mausoleo Nero) ha un
aspetto del tutto appropriato al carattere maligno del suo proprietario
ed è una delle più visitate della città.
C’è da dire, però, che non
tutte le storie custodite in questo luogo sono tristi e cruente come la
precedente. Anzi, se c’è una storia famosa ad Edimburgo è proprio quella
di Bobby, il cagnolino. Era un piccolo Skye Terrier che quando il suo
padrone morì rimase a fare la guardia alla sua tomba e non si mosse di
lì per ben 14 anni. A quanto pare, il cane non si muoveva dal cimitero
se non per andare a mangiare al bar che si trovava all’entrata che oggi
porta il suo nome. Questa storia, una delle più amate dagli abitanti
della città, commosse tanto le loro anime che in un’epoca in cui alla
morte del padrone veniva ucciso anche l’animale, non solo salvarono la
vita di Bobby, ma lo nominarono cittadino di Edimburgo perché potesse
essere sepolto nello stesso cimitero, accanto al suo padrone. Oggi,
infatti, è possibile vedere la tomba di “Greyfriars Bobby” (come lo si
conosce) proprio accanto all’entrata del cimitero. Non è difficile
individuarla grazie alla quantità di regali lasciati dai visitatori,
soprattutto peluche e bastoncini “per farlo giocare”
Per le
dimensioni del cimitero le storie che abbiamo raccontato potrebbero
sembrare più che sufficienti, ma la verità è che ce ne sono molte di
più, troppe per raccontarle tutte in un testo così breve, ma se abbiamo
risvegliato la vostra curiosità e volete fare un giro completo del
cimitero alla scoperta di tutti i suoi misteri, unitevi alla passeggiata
storica per Edimburgo di Scozia Tour che vi porterà al muro che segnava
“la fine del mondo” per gli scozzesi, vi racconterà nei dettagli la
storia del cagnolino più famoso della città e del suo padrone, quella
dei Covenanti e di come le abitazioni e i negozi scozzesi sorgano
addossate ai cimiteri, quasi fossero parchi. Venite a scoprire queste e
altre storie narrate da una guida esperta della storia della gloriosa
capitale scozzese.
3. Il Cimitero di Canongate (“The Canongate Kirkyard”)
Parliamo adesso di uno dei cimiteri più conosciuti e frequentati della
città che si trova proprio sul Royal Mile, a pochi metri dal Palazzo di
Holyrood, residenza reale, e che come Greyfriars, è uno dei più antichi
di Edimburgo. Le prime tombe risalgono alla fine del XVII secolo e le
più recenti sono della metà del XX secolo. Come gli altri anche questo
cimitero è luogo di riposo di alcune delle figure più di spicco della
storia della Scozia.
La zona di Canongate, che oggi si trova nel
pieno centro di Edimburgo, anticamente era un distretto a se stante che
dipendeva dall’abbazia di Holyrood. Questo può dare un’idea di quanto
fossero realmente ridotte le dimensioni della città in quel periodo.
Ci troviamo di fronte ad un altro esempio di “graveyard” o “kirkyard”
dato che tutte le tombe sono costruite attorno al solenne edificio della
“Chiesa Nuova di Canongate”, fondata nel 1688 e terminata pochi anni
dopo.
L’entrata del cimitero è facile da individuare grazie alla
statua del poeta Robert Fergusson che qui è sepolto. Questo poeta, con
la sua incredibile, breve vita e con la sua opera, attrasse l’attenzione
di uno dei grandi della letteratura scozzese, Sir Robert Burns, tanto
che questi ordinò la costruzione di un monumento in suo onore che fu poi
terminato dopo la morte dello stesso Burns. Fergusson rifiutò una
formazione che gli avrebbe permesso di diventare ministro e all’età di
22 anni decise di dedicarsi alla poesia. La sua produzione fu molto
prolifica ma poco estesa, dato che a soli 24 anni trovò la morte in
seguito a una storia i cui contorni non si riescono ad afferrare del
tutto. Non si sa bene, infatti, se soffrisse di depressione, ma
sicuramente passò gli ultimi giorni della sua vita al “lunatic asylum of
Dorian House hospital”, ovvero in manicomio (Manicomio di Dorian), e fu
lì che dopo alcune settimane di agonia, morì.
Un altro ospite del
cimitero di Canongate di cui avrete sicuramente sentito parlare è Adam
Smith, economista e autore di “The Wealth of Nations” (la Ricchezza
delle Nazioni). Ebbene sì, l’economista che tutti abbiamo dovuto
studiare, in un modo o nell’altro, era scozzese ed era anche molto amico
del filosofo di cui abbiamo parlato prima, David Hume, sepolto nel
cimitero di Calton. Smith non era originario di Edimburgo ma visse in
questa città per ben 10 anni ed è qui che venne sepolto. La sua tomba è
oggi meta di “pellegrinaggio” per tutti gli economisti del mondo e per
chi ammira la sua opera indipendentemente dal campo in cui lavora.
Molte altre personalità scozzesi oggi riposano in questo luogo come, per
esempio, il chirurgo Benjamin Bell, nonno di un altro chirurgo Joseph
Bell, a cui Arthur Conan Doyle si ispirerà per la creazione di Sherlock
Holmes; o Dugald Stewart, anch’egli un grande della filosofia degli
inizi del XIX secolo che giace nell’unica tomba sigillata. Ma l’aneddoto
più curioso è senza dubbio quello legato ad una piccola tomba che
ispirò nientemeno che a Charles Dickens la creazione del protagonista
del suo celebre Canto di Natale (A Christmas Carol), il burbero Ebenezer
Scrooge. Si racconta che Dickens stava passeggiando per il cimitero
quando trovò una tomba sulla quale si leggeva il nome Scroggie e
l’epitaffio “meal man” (che potremmo tradurre come “l’uomo dei pasti”
oppure “il commerciante di mais” – meal è anche la farina di mais), ma a
causa della poca luce e della sua leggera dislessia, lo scrittore
fraintese l’iscrizione e lesse: “mean man” (l’uomo infame). Subito pensò
che per essersi meritato una simile iscrizione che lo segnava per
l’eternità, quell’uomo doveva essere stato davvero terribile in vita e
così cominciò a costruire nella sua mente una storia che si sviluppava
attorno al carattere di questo scorbutico personaggio.
Edimburgo è
piena di aneddoti come questi, legati non solo ai suoi cimiteri ma a
qualunque angolo di questa incredibile città, così affascinante per
moltissime personalità oggi riconosciute al livello internazionale le
quali, a loro volta, hanno lasciato impronte indelebili nei luoghi che
hanno segnato alcune delle loro opere, come vediamo nell’esempio di
Dickens.
4. Il Cimitero di Dean (Dean Cemetery)
Andiamo
adesso in uno dei cimiteri meno conosciuti dai visitatori della città ma
che vale la pena visitare. Si tratta di un enorme camposanto costruito
alla fine del XIX secolo, un po’ più recente quindi rispetto ai
precedenti, che divenne uno dei cimiteri più in voga dell’epoca.
La
New Town era stata costruita da circa 150 anni e i personaggi celebri
della città non volevano più essere sepolti nei cimiteri storici, come
Greyfriars o Canongate, e cominciarono a costruire i loro mausolei in
questo spazio all’interno del Dean Village. Si tratta di un piccolo
borgo a circa 15 minuti a piedi dal centro della città dove però si
respira un’atmosfera del tutto diversa, molto più bucolica, ci si
ritrova immersi nella natura e lontani dal caos della città.
Alcuni
dei monumenti funerari del cimitero di Dean si annoverano tra le più
grandi opere architettoniche della Edimburgo vittoriana ed erano
destinati soprattutto alle classi medie e alte. Molti di essi
custodiscono i corpi di grandi del mondo della medicina, delle scienze,
delle arti e delle lettere, ma la maggior parte sono dedicati alle
grandi imprese durante la guerra e poi la pace, sia al livello nazionale
che internazionale, sono, insomma, monumenti alla memoria bellica.
Nonostante sia un cimitero privato, il Dean Cemetery ha diversi orari di
apertura al pubblico e vale veramente la pena passeggiare per i suoi
deliziosi sentieri in una cornice vegetale diversa ogni epoca dell’anno.
L’aspetto odierno del cimitero è esattamente quello che il suo
artefice, David Cousin, aveva voluto dargli nel suo progetto, in cui
ogni cosa aveva un posto preciso, sia le piante che i monumenti
funerari, nonostante questi ultimi siano poi, nel tempo aumentati.
5. Il Cimitero di St. Cuthbert’s Church (“The Graveyard of St Cuthbert”)
Ecco un altro dei cimiteri che troviamo nel cuore della città, in un
intorno meraviglioso all’ombra del Castello di Edimburgo, dove possiamo
passeggiare placidamente nonostante si trovi in un punto nevralgico,
proprio in cima a quella strada che separa la Old Town dalla New Town,
Princes Street.
Anche se, come il precedente, questo cimitero non è
molto antico, è comunque un cimitero storico dato che si costruì nel
XVIII secolo. Le prime notizie in cui appare come luogo di sepoltura,
però, sono molto più antiche e risalgono al 1606 quando lì fu sepolto
Robert Pont, Secondo Ministro della chiesa di San Cuthbert dopo la
Riforma.
Il cimitero ospita centinaia di monumenti funerari dove
sono conservati i corpi di personaggi illustri e molto noti al livello
internazionale. Per esempio, anche se molti di noi non ricorderanno a
che servono, tutti abbiamo sentito parlare dei “logaritmi neperiani”.
Ebbene chi li formulò oggi riposa qui. Era un signore nato a Edimburgo,
un certo D. John Napier, il cui nome è oggi quello di una delle più
prestigiose università della città, la “Napier University”.
Passeggiando per il cimitero incontreremo anche lo zio di Charles Darwin
o l’architetto del monumento più grande mai costruito in onore di un
letterato, lo “Scott Monument”, monumento a Sir Walter Scott, progettato
appunto da George Kemp. Un incontro sorprendente sarà quello con la
tomba di uno scrittore inglese nato vicino a Manchester, Thomas de
Quincey, autore di “Confessioni di un mangiatore d’oppio” (“Confessions
of an English opium eater”), uno dei saggi più letti del romanticismo
inglese. Intorno al 1829 lo scrittore arrivò a Edimburgo e qui fu
sepolto.
Un altro dei monumenti che più colpiscono il visitatore di
questo cimitero è quello in memoria di uno dei Ministri della Chiesa
presbiteriana di San Cuthbert, David Dickson, che ricoprì tale ruolo per
i primi venticinque anni del XIX secolo e a cui spettò il compito di
officiare il funerale di Sir Walter Scott.
La chiesa associata al
cimitero appartiene, come abbiamo detto, al ramo presbiteriano, “la
chiesa di Scozia”, mentre quella adiacente, “la Chiesa di San John”,
appartiene all’episcopalismo.
Oltre ai suoi monumenti funerari,
questo cimitero deve alla sua ubicazione un ruolo di spicco in alcuni
degli avvenimenti più importanti della storia di Edimburgo. Potremmo
raccontare, ad esempio, come, alla fine del XVIII secolo, il drenaggio
del Nor’ Loch (Lago Nord), che occupava l’area in cui oggi sorgono i
Giardini di Princes Street e la stazione di Waverly, permise
l’estensione del cimitero. Potremmo anche raccontare come, in quello
stesso periodo, questo luogo fu teatro di centinaia di furti di cadaveri
che venivano rivenduti come oggetti di studio, tanto che fu necessario
assoldare dei guardiani notturni per impedire tale pratica finché nel
1830 il problema fu risolto con la legalizzazione della donazione dei
corpi alla scienza medica.
6. Il Cimitero di Warriston (“Warriston Cemetery)
L’ultima tappa di questo insolito tour è dedicata a uno dei cimiteri
meno conosciuti della città. Si trova in un piccolo quartiere periferico
a nord di Edimburgo, Warriston, e occupa un’immensa estensione di
terreno leggermente collinoso: parliamo di quasi 6 ettari. Oggi al suo
interno troviamo migliaia di tombe che si sono andate accumulando nei
circa due secoli dalla sua costruzione nel 1842. Progettato dallo stesso
architetto artefice del Cimitero di Dean, David Cousin, questo cimitero
è il luogo dell’eterno riposo di molti personaggi noti appartenenti
alla nobiltà vittoriana ed edoardiana, tra cui il più famoso è Sir James
Young Simpson, inventore dell’anestesia.
I cenotafi, i mausolei e
le steli funerarie si mescolano armonicamente con la natura che li
circonda dove spiccano bellissimi olmi dalle foglie rossastre e altri di
una particolare specie inglese, il “Guernsey Elm”, che qui ancora
sopravvive dopo che una pandemia distrusse la maggior parte degli
esemplari.
Un tempo questo era un cimitero privato, ma oggi è aperto
al pubblico e si può visitare grazie al Comune che nel 1994 ha deciso
di provvedere alla sua manutenzione, anche se alcune parti sono ormai in
rovina e delle steli, seppellite dalla terra, non si vede più che un
insieme di pietruzze irriconoscibili come tombe.
Il monumento più
interessante del cimitero si trovava in un’accogliente cappella
costruita nel 1895 e dedicata al Generale di Artiglieria di Bombay,
Robertson. Il monumento era stato commissionato dalla figlia del
generale e appariva come uno splendido santuario di marmo bianco al cui
interno si poteva osservare la scultura di una donna reclinata avvolta
in una coperta rossa da cui derivò il nome “the Tomb of the Red Lady”
(la tomba della donna in rosso). Oggi non è più possibile vedere il
monumento che essendo stato vittima di vandalismo, dovette essere
demolito.
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