Pochi, anche tra i fiorentini doc, ne conoscono l’esistenza.
Ma se vi capita di passeggiare sul Lungarno Anna Maria Luisa de’
Medici, vi consiglio di soffermarvi in prossimità di Piazza dei Giudici e
di dare un’occhiata alla spalletta dell’Arno.
Qui, come in molte
altre vie e strade fiorentine, è posta una lapide commemorativa. Ma non
si tratta di una lapide commemorativa come le altre: non è infatti
dedicata a un poeta o ad un famoso patriota. Questa lapide è dedicata ad
un cavallo.
Ma torniamo indietro nel tempo per capire meglio questa strana storia e la particolarità di questo animale.
Era il 1530, nel bel mezzo dell’aspra contesa per l’imposizione del predominio spagnolo in Italia per opera di Carlo V.
Carlo Cappello, ambasciatore della Repubblica Veneta a Firenze, era un
fiero sostenitore dei fiorentini, e per questo decise di rimanere ad
aiutare la città durante l’assedio degli imperiali, quando orami le
speranze di mantenere la propria indipendenza e libertà erano ridotte al
minimo.
Ma un triste giorno venne convocato per un consulto dai
notabili a Palazzo Vecchio, e proprio mentre percorreva, in sella al suo
fedele destriero, piazza dei Giudici, una bombarda degli imperiali
posta sulle colline sparò un colpo di mortaio in direzione della città.
Il proiettile esplose proprio sotto la pancia del cavallo che morì
all’istante, ma grazie alla sua imponente mole riuscì a fare da scudo al
fortunato cavaliere che uscì illeso dal brutto episodio.
Carlo
Cappello, per riconoscenza, fece seppellire il suo destriero nel luogo
del misfatto, celebrando un pubblico funerale con tutti i crismi del
caso. Fece poi apporre una lapide di marmo in modo che tutti potessero
ricordare e conoscere le gesta del suo amato cavallo.
Questo, tradotto dal latino, ciò che c’è scritto sulla lapide:
“Qui sono le ossa del cavallo di Carlo Cappello, legato veneto. Oh
cavallo che non saraidimenticato, questo sepolcro e questo monumento il
tuo padrone, non ingrato, ti diede per i tuoi meriti. 13 marzo 1530,
mentre la città è assediata."
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