Oetzi è vecchio di “soli” 4 mila anni, l’uomo di Mondeval di 7.500 anni, mentre il cacciatore di Sovramonte risale a circa 14.000 anni fa. Un’età arcaica, quasi impensabile, ancor prima della nascita dell’agricoltura e dell’allevamento, quando l’unica forma di sussistenza per l’uomo era la caccia. Ebbene, il cacciatore di Sovramonte era probabilmente un cacciatore così abile che alla sua morte, avvenuta a soli 25 anni, i suoi simili hanno realizzato una stele funebre, la prima nella storia umana, per segnalare la sepoltura in una grotta appositamente preparata con tanto di corredo funebre.
Questa sepoltura è conosciuta dagli anni ’80, quando i suoi resti sono stati ritrovati da un appassionato del luogo, Aldo Villabruna, ma tale ritrovamento non ha avuto la fortuna mediatica delle altre due mummie citate sopra. Per gli altri due personaggi “famosi” sono stati realizzati appositi musei, mentre per il cacciatore di Sovramonte nulla di tutto questo è successo.
La stele funebre è un manufatto che, per segnare il valore di quell'uomo, lo rappresenta in modo stilizzato con una serie innumerevoli di braccia, forse proprio per sottolineare la sua abilità e la sua forza. Quest’uomo viveva probabilmente in una grotta di montagna a 500 metri di quota circa, con tutte le difficoltà del caso e dell’epoca preistorica di cui stiamo parlando e nonostante, secondo i ricercatori, non avesse un fisico possente e fosse alto circa un metro e 70 centrimetri i suoi simili gli anno dedicato il primo monumento funerario della storia e per questo doveva essere un uomo molto importante e valoroso per la comunità dell'epoca.
Oggi, l’uomo di Sovramonte è ospite dell’Università di Ferrara in attesa che gli esperti riescano ad estrarne e studiarne il Dna. Intanto però, un calco in silicone della sepoltura è presente al Museo Civico di Belluno. Questo calco riproduce in dettaglio i resti del cacciatore, la stele e gli altri oggetti trovati nella sua tomba. Infine, una copia minore di tutto questo dovrebbe essere presente anche a Sovramonte, ma pare che sia dimenticata in qualche magazzino.
Il corpo e la relativa sepoltura del giovane cacciatore sono stati scoperti per caso durante dei lavori di manutenzione stradale, in una cavità alla sinistra del torrente Rosna, nella calle di Cismon, e Villabruna, lo scopritore, capì subito di cosa si trattava. Il cacciatore venne sepolto con una serie di ciottoli e sassi di varie dimensioni che ne lastricavano la tomba e il bello è che tutti questi ciottoli erano disegnati e rivolti verso il corpo, molto probabilmente con l’intento di raccontare la vita e le gesta del giovane in segno di estremo omaggio. Era presente poi un solo sasso più grande degli altri e sagomato in modo rettangolare, posto all'altezza delle gambe, con il ritratto del cacciatore rivolto verso l’esterno. Si consideri che questa tomba risulta essere il solo caso in ambiente paleolitico dove si riscontra una netta relazione tra ideazione, realizzazione e devozione di un complesso rituale artistico per una sepoltura.
Sotto il lastricato con la lapide (la prima lapide della storia umana), in una fossa, c’era il corpo con la testa rivolta a sinistra e coperto con delle pelli, di cui rimangono solo brandelli. L’antro, in cui era riparato il corpo, era cosparso di ocra rossa. Sotto il cadavere era presente un letto, probabilmente di aghi di pino, e accanto al braccio sinistro c'erano gli oggetti a lui cari: ossa di cervo, una sacca in pelle con degli utensili da lavoro, il coltello in selce, una ciotola e delle conchiglie marine forate, che probabilmente facevano parte di una sua collana.
A distanza di tanti anni, resta il desiderio di veder premiato quel cacciatore e quel ritrovamento, tanto importante dal punto di vista bioarcheologico, con un suo museo proprio, com'è accaduto per Oetzi e per l’uomo di Mondeval, magari proprio a Sovramonte, il suo luogo di vita e di rinascita, che lo ha cullato tra le braccia della Morte per 14.000 anni.
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