24 marzo 2015.
È successo nella
Capitale in via Prenestina Nuova, zona Rocca Cencia. In questa zona
della città scaricare i rifiuti è un gioco da ragazzi per gli incivili:
l'area è vasta, si può raggiungere facilmente con auto e furgoni.. Da
queste parti accade spesso che ogni tanto compaia tra i prati qualcosa
di nuovo, qualche mucchio che prima non c’era. In questo ultimo caso, un
gruppo di cittadini in attesa dell’autobus vede un mucchio di
calcinacci un po’ particolare, qualcuno si avvicina e trova, assieme ad
altri calcinacci, e immondizia di vario genere, decine e decine di
lapidi, con tanto di date e fotografie. L’avidità non conosce rispetto
neppure per i morti e quindi quegli oggetti davanti ai quali amici e
familiari hanno pianto, pregato, ricordato e portato fiori, sono ora
buttate alla rinfusa in un prato anonimo tra fango e immondizia. Lapidi
ancora intere, altre rotte, foto di defunti coperti dalla polvere, croci
e altri arredi funebri accatastati alla rinfusa. La lastra della tomba
di Giancarlo, in marmo bianco, è abbandonata sotto una coltre di
erbacce, accanto a una rete metallica arrugginita lungo la strada di
campagna, in un'area industriale dove però ci sono diverse abitazioni e
villette.
La lapide è spaccata in più parti ma il nome si può
leggere ancora. Così come la sua data di nascita e il giorno della sua
morte. Accanto alla foto in bianco e nero, c'è una montagna di altre
lapidi abbandonate, scaricate sul ciglio della strada tra bottiglie di
birra, buste di plastica, calcinacci, lampadine, tubi. Un danno morale
cui si aggiunge il solito danno economico derivato dall’inquinamento
prima e dai costi di bonifica poi.
Ora però, indagare, ammesso che
si voglia farlo, sarebbe molto semplice, in molte lapidi è facile
leggere nome e data di nascita e morte, da qui si può risalire a quale
sia il cimitero da dove provengono le lapidi, e quale ditta è stata
incaricata di farle rimuovere, e che quindi ha poi perpetrato tale
scempio. Staremo a vedere se c’è la volontà di fare luce sull’accaduto.
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