sabato 18 luglio 2015

154. Il "ragazzo nella scatola"

La misteriosa uccisione di un ragazzino trovato in una scatola di cartone sconcerta ancora l'America a distanza di quasi 60 anni.
Il volto del "ragazzo nella scatola" divenne noto al mondo nel gelido pomeriggio del 25 febbraio 1957, quando un passante notò un cartone sulla Susquehanna Road, a Philadelphia. Il cartone con su scritto in rosso le parole "Mobili, Fragile, non aprire con la lama" doveva originariamente contenere una culla.
Dentro, c'era quello che in un primo momento sembrò essere un bambolotto, ma che in realtà era il cadavere di un bambino, nudo e avvolto in una coperta Navaho. Il ragazzino era alto circa 1 metro e pesava solo 30 chili, molto meno di quello che dovrebbe pesare un bambino di quell'altezza.
Avrebbe potuto avere dai 3 ai 6 anni di età. Le sue unghie erano state accuratamente tagliate e il taglio dei suoi capelli suggeriva che non era opera di un barbiere esperto. Alcune delle sette cicatrici presenti sul corpo sembravano essere dovute ad interventi chirurgici e il suo occhio mostrava segni del fatto che fosse stato sottoposto ad un trattamento per una condizione cronica.
C'era una sostanza scura nell'esofago del ragazzo, ma non aveva mangiato nelle 3 ore precedenti la morte.
Le contusioni evidenti erano chiari segni di un pestaggio e il medico legale stabilì che la morte era stata causata da colpi alla testa.
Sulla scatola in cui era stato trovato il ragazzo c'era un'etichetta con l'indirizzo del destinatario, J.C. Penney. Una dozzina di culle bianche erano state vendute in quella spedizione e chi aveva acquistato la culla per 7 dollari e 95, aveva pagato in contanti e se n'era andato. Impossibile risalire ad un'identificazione
C'erano un sacco di indizi da seguire. La polizia cercò innanzitutto di risalire all'identità del ragazzo, ma non c'erano denunce di scomparsa con una descrizione che corrispondesse al corpo e una ricerca negli orfanotrofi non diede alcun risultato. Neanche l'indagine negli ospedali (che prendono le impronte dei piedi e le impronte digitali dei neonati) diede alcun riscontro. Centinaia di migliaia di manifesti, volantini e circolari vennero messi in circolazione dalla polizia, infilati nelle bollette, inviati nei supermercati, nei negozi di liquori e negli ippodromi. Ma Niente.
In preda alla disperazione, la polizia vestì il ragazzo morto con una tuta e una maglietta e lo fotografò seduto, nella speranza che spuntasse fuori qualcuno che ne avesse ricordo. Niente.
Un indizio arrivò però da un testimone, un uomo che aveva guidato lungo quella strada il giorno prima che venisse ritrovato il corpo. L'autista aveva visto una donna e un ragazzo in piedi accanto a una macchina, che frugavano nel portabagagli. L'uomo aveva pensato che avessero problemi con la macchina, aveva quindi rallentato e chiesto se avevano bisogno di aiuto. La donna gli aveva fatto segno di proseguire.
Gli investigatori scandagliarono le famiglie ai margini della società, le persone che avevano più figli di quanti ne potessero mantenere, i lavoratori ambulanti, dei giostrai che avevano perso alcuni bambini di malattia e una casa famiglia nelle vicinanze. Verificarono anche alcune voci che dicevano di aver visto un bambino corrispondente alla descrizione in alcune case, ma la polizia non poté confermare nulla. Una madre di nove bambini in Colorado venne sospettata a causa di una precedente accusa per aver scaricato il cadavere di sua figlia in un cestino dopo che la bambina era morta per cause naturali. Ma anche quello si rivelò un vicolo cieco.
La polizia e gli investigatori dell'ufficio del medico legale raccolsero i soldi per il funerale e la lapide del ragazzo, portando loro stessi la piccola bara bianca fino alla tomba: era il 24 luglio 1957. Il ragazzo venne sepolto vestito con degli abiti appartenenti al figlio di un detective.
Sulla lapide, l'unica in tutto il Potter's Field, c'era scritto:

“Padre Celeste, benedici questo ragazzo sconosciuto, 25 febbraio 1957”

Il termine “Potter's Field” (letteralmente, “Campo del Vasaio”) viene usato dagli americani per indicare un posto dove vengono seppellite persone sconosciute o indigenti. L'espressione deriva dalla Bibbia dove il campo del vasaio veniva utilizzato per l'estrazione dell'argilla, che serviva appunto al vasaio per fare i vasi. Questi terreni, inutili da un punto di vista agricolo, potevano essere utilizzati come luoghi di sepoltura o fosse comuni.

Con il passare del tempo, il caso perse eco e divenne un "cold case", ma un investigatore dell'ufficio del medico legale non si arrese mai. Remington Bristow non poteva mollare.
Investì il suo tempo e i suoi soldi e condusse delle indagini sue. Intervistò persone che avrebbero potuto far luce sull'identità del ragazzo. Andò persino da una sensitiva di nome Florence, cercò di stabilire un collegamento col ragazzo morto tenendo in mano le graffette metalliche con cui era stata chiusa la scatola di cartone dov'era stato ritrovato il corpo. Bristow era convinto che il ragazzo fosse morto in una casa famiglia che aveva accolto molti bambini nel corso degli anni. Nel 1993, Bristow morì, ancora cercando delle risposte che non erano mai arrivate.
Il ragazzo rimase nel Potter's Field per 41 anni. Cinque anni dopo la morte di Bristow, il 3 novembre 1998, in séguito ad una serie di attività promosse da un gruppo di esperti nella lotta al crimine noto come Vidocq Society (dal leggendario detective francese Eugène-François Vidocq), il corpo del ragazzino venne riesumato per estrarne il DNA necessario al test. I resti vennero poi nuovamente seppelliti nel cimitero di Ivy Hill l'11 novembre 1998, con tanto di cerimonia e saluto militare. Gli fu anche dedicata una nuova lapide, che si aggiunse alla vecchia. Sulla nuova lapide nera venne inciso un agnello e sotto la scritta:

"Bambino Sconosciuto d'America"

I moderni metodi forensi non si dimostrarono comunque più efficaci rispetto a quelli di quasi mezzo secolo prima. Il DNA non portò a niente, e la pubblicità diffusa – incluso un pezzo su "America's Most Wanted" – portò solo un sacco di chiamate, ma nessuna prova.
Nel 2002, uno psichiatra dell'Ohio contattò la polizia di Phiiladelphia, dicendo che una delle sue pazienti aveva detto di sapere come era morto il ragazzo. Aveva dichiarato che i suoi genitori, entrambi insegnanti, avevano acquistato il bambino per usarlo come un giocattolo sessuale. Un giorno, mentre sua madre faceva il bagno al ragazzino, che avevano chiamato Jonathan, lui aveva iniziato a lottare e lei lo aveva colpito abbastanza forte da ucciderlo. La paziente, che all'epoca dell'uccisione del ragazzo aveva 10 anni, disse di aver aiutato la mamma a liberarsi del corpo sul bordo di una strada e che ad un certo punto un passante aveva rallentato per chiedere se avevano bisogno di aiuto. La ragazzina era molto alta e spesso veniva scambiata per un ragazzo.
Tutto sembrava avere un senso: sapeva dei dettagli chiave che nessuno avrebbe potuto sapere. Nel referto dell'autopsia, per esempio, si leggeva che il ragazzo aveva una sostanza marrone nell'esofago e la paziente raccontò che lui aveva vomitato dei fagioli il giorno della sua morte. Purtroppo, non ci fu modo di dimostrare se qualcosa di quello che aveva detto fosse vero.
Ancora oggi, vi è un sito dedicato al mistero e gli investigatori nutrono ancora la speranza di poter un giorno risolvere il caso. Nel novembre del 2013, la Vidocq Society ha tenuto un memoriale per il ragazzo senza nome, che è comunque riuscito a lasciare un segno indelebile nel mondo.













2 commenti:

  1. Molto bello questo blog Come posso fare per inviare due foto scattate al Père Lachaise a Parigi?

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    1. Ciao! Le foto puoi mandarmele sulla pagina fb: sarò felicissima di vederle e magari posso pubblicarle qui ;-)

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