Entrando nel cimitero di Barga (Lucca) e
giunti alla chiesa che sta sul fondo, svoltando a destra, dopo pochi
metri, possiamo vedere una statua di marmo che intenerisce. Raffigura
una bimba che va, come giocando tra i sassi.Il suo andare è senza
sorriso ma il passo è sicuro e leggendo le parole che le stanno sotto,
par di capire il perché del suo “leggiadro” avviarsi, forse perché la
vita non le aveva riservato granché di bello, tanto da non rimpiangere
la Terra, ma leggiamo:
Aida Cardosi
Cara e buona fanciulla
Godè soli due anni
Le carezze dei genitori
Giovanni e Isola
E non rimpianse la Terra
Quando dopo 12 anni di vita
Potè riunirsi con loro
Il 13 ottobre 1905.
La scultura ci fa immaginare la bimba dodicenne che nell’addio sia
scesa finalmente e, come non mai, dal suo letto e vestita della sola
camicia da notte, abbia preso la via che la ricongiungerà a suoi cari
genitori. Al collo ha una medaglia che dondola con il movimento del
corpo e tende verso lo scendere sulla spalla sinistra della spallina
della camicia da notte. Nel camminare la stessa camicia prendendo aria
quasi le fascia il corpo e questo ci dice che il passo non indugia, anzi
è ben deciso e assai svelto e viepiù si denota per quell’alzarsi di un
lembo sulla gamba sinistra.
Il braccio destro è allungato verso la
meta, verso i cari che l’hanno preceduta e sa, anzi è certa che ora là
attendono per abbracciarla; l’altro braccio le sta un poco più indietro,
dopo aver colto al volo una rosa che ora regge nella sua mano, presa li
appresso alla pianta, e che per loro porterà nel viaggio.
Questa
poetica scultura ha una sua dedica, memoria che racchiude un nome: Aida
Cardosi, ma di lei non restano che cifre nere sul bianco marmo... A noi
piace immaginarcela come ci invita a vederla la stessa scultura, “La
Bimba dai boccoli d’oro”, per quelle voluttuose onde di capelli che dal
capo le scendono sulle spalle. E' lì, sul suo piedistallo, e t’invita
con un semplice gesto a scoprire cosa di buono c’è in te e quanto puoi
gioire di quello che hai avuto in vita, lei che forse soffrì tanto, e te
lo dice donandoti la sua rosa, e pare che mestamente speri che tu abbia
capito.
L’autore di questa scultura è sconosciuto.
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