mercoledì 12 agosto 2015

210. "Il Sogno della Morte"

Percorrendo i vialetti del cimitero monumentale di Milano, che è un vero e proprio museo a cielo aperto, si è irresistibilmente attratti dalla insolita tomba della famiglia Casati, dove Isabella Airoldi Casati Brioschi (1865-1889) è rappresentata adagiata sul letto di morte, ritratta come una bella addormentata con una croce sul petto.
Gli ultimi istanti della giovane Isabella, sposa di Gianluigi Casati morta di parto a soli 24 anni, vengono modellati dallo scultore, Enrico Butti,  con la sottile coscienza della bellezza recisa nel fiore degli anni. Il busto è appena sollevato sui morbidi cuscini dove è appoggiata la testa con la disciolta capigliatura, che sembra esprimere ancora, nel suo ondeggiante moto, un estremo palpito di vita. Il volto bellissimo è assopito nell'ultimo sonno mortale, il piccolo seno viene lasciato scoperto dal lenzuolo, che si allunga sul corpo immobile in morbide pieghe e su cui si posano le braccia inerti.
La scultura in bronzo, nota come "Il Sogno della Morte", venne realizzata nel 1890 e il Butti, maestro dell’accademia di Brera, realizzò un’opera che oscillava tra sacro (presenza del crocifisso sul seno nudo) e profano (molto criticata la scelta del nudo all’epoca).
Ma non è tutto, l’opera destò un certo scalpore, in quanto presentava e incarnava un’idea nuova della morte, vista come un sogno.
Il  letto è disposto all’interno di un giardino in una calma serata estiva e la giovane appare debilitata dalla malattia che la affligge senza speranza mentre si abbandona serena al sonno finale.
Il privato del giardino si fonde con il pubblico della natura circostante assegnando alla scena una dimensione universale; il placido tormento non appartiene più a quella sola famiglia ma coinvolge l’umanità tutta.
La delicata nudità di Isabella, rinvia alla sua purezza d’animo ed alla rinuncia ai beni materiali. Il sonno fisiologico del quotidiano e dei viventi coincide qui con il sonno eterno e con i sogni del Paradiso che la attende, come mostrato dagli angeli nel medaglione che, alle sue spalle, la protegge dalle intemperie prima terrene e poi divine.
Una brutta ringhiera metallica al suo margine non impedisce di avvicinarsi alla scultura, nata senza basamenti né recinti proprio perché i visitatori potessero essere resi partecipi del dolore. L’immagine bronzea di Isabella, in origine delicata e serica, è oggi deturpata dalla patina del tempo e dall’incuria, eppure la sua figura continua ad emanare un fascino unico, con quel suo rassegnato addio alla vita.









Nessun commento:

Posta un commento