giovedì 3 settembre 2015

238. Fino a prova contraria

E' il 26 Aprile del 1913. E' un sabato mattina. Alle 11:30, Mary Phagan pranza con un pò di pane e del cavolo bollito e saluta sua madre. Quel giorno si terrà il Confederate Memorial Day e lei è già vestita a festa: indossa un vestito color lavanda, un cappello con un nastro e un parasole. Lascia la sua casa spartana a Bellwood alle 11:45 e corre a prendere il tram per Atlanta. E' una ragazzina di 13 anni, Mary Phagan, e lavora in una fabbrica di matite ad Atlanta. Quel giorno, prima dei festeggiamenti, Mary vuole riscuotere il suo salario:  1 dollaro e 20 centesimi, guadagnati nell'unico giorno in cui aveva lavorato durante la settimana. Era rimasta senza lavoro per la maggior parte di quella settimana, perché il materiale necessario al reparto in cui lei lavorava tardava ad arrivare.
Verso mezzogiorno Mary entra in fabbrica e sale al secondo piano, dove si trova l'ufficio del direttore dello stabilimento, Leo Frank, un giovane di 29 anni. 
Leo Frank è ebreo. E' cresciuto nel nord, a Brooklyn, e ha  studiato alla Cornell University. Dopo un apprendistato in Germania, è approdato ad Atlanta, nella fabbrica di suo zio,  e ne è diventato il sovrintendente. Guadagna 120 dollari al mese, uno stipendio di tutto rispetto per il tempo, e si è trasferito con la moglie in un quartiere ebraico borghese. Frank è un uomo esile, del peso di nemmeno 57 chili, più o meno come Mary.
Pochi istanti dopo l'arrivo di Mary, alle 12:05, un'altra delle ragazze che lavorano nello stabilimento, la quattordicenne Monteen Stover, arriva a ritirare la sua paga.  Entrambe le ragazze vengono viste da Jim Conley, spazzino afro-americano della società, che se ne sta seduto nell'ombra dietro alla scala del primo piano, vicino all'ascensore e alla scaletta che porta in cantina. Stranamente, anche se è il suo giorno libero, Conley si trova lì, ma nessuna delle due ragazze l'ha notato. Quando Monteen entra nell'ufficio di Leo Frank,  Mary non è ancora uscita, ma Monteen non trova nessuno. L'ufficio di Frank è diviso in due parti, una esterna ed una  interna. Cercando il suo capo, Monteen vede che l'ufficio esterno è vuoto, così va nell'ufficio interno, ma trova vuoto anche quello. Monteen guarda lungo il corridoio verso le file di macchine della fabbrica, ma tutto è immerso in un silenzio immobile. Così,  decide di aspettare. Un'attesa di ben cinque minuti, secondo l'orologio dell'ufficio. Monteen non vede né sente nessuno. Quindi, se ne va per la stessa via da cui è venuta.
 (La tempistica esatta della visita di Mary Phagan è stata in séguito contestata, insistendo sul fatto che Monteen era arrivata prima di Mary. Frank stesso dichiarò il 28 aprile che  Mary era arrivata fra le 12:05 e le 12:10. Tuttavia, Monteen Stover non aveva trovato nessuno nell'ufficio nel periodo di tempo in cui Mary era lì e Frank disse alla polizia di non aver mai lasciato il suo ufficio dalle 12:00 alle 12:45.)
All'una, Leo Frank lascia la fabbrica per andare a pranzo a casa. Sua moglie e sua suocera, tutte agghindate,  sono in attesa di andare al teatro dell'opera di Atlanta, dove si esibirà la Metropolitan Opera di New York nella "Lucia di Lammermoor". Dopo aver mangiato, Frank torna alla fabbrica, mentre la gente di Atlanta si prepara a rendere omaggio ai suoi eroi nel  Confederate Memorial Day.
Quasi nessuno lo sa ancora, in quel momento, ma la vita di Mary è già finita da un'ora. Per lei non ci saranno mai più parate, o musica, o baci, o fiori, o amore. Mary Phagan non ha mai lasciato viva la National Pencil Company di Atlanta.
La mattina dopo, intorno alle 3:00, Newt Lee, guardiano notturno della fabbrica, scopre il cadavere di una ragazza nello scantinato.
E' stata picchiata, strangolata e forse violentata. Lee non riesce a raggiungere telefonicamente Leo Frank e chiama la polizia. In un primo momento, la polizia pensa che il corpo coperto di sporcizia sia quello di una giovane donna nera, ma un detective solleva una calza e si rende conto che la vittima è bianca. Un parente di un poliziotto che lavora nella fabbrica viene convocato sulla scena del delitto la domenica mattina presto per identificare il corpo. L'uomo riconosce la sua collega Mary Phagan.
Mary è stata strangolata con un cordone tirato così forte che è penetrato profondamente nel collo della ragazzina. Il corpo di Mary è stato scaricato davanti al forno in cui viene solitamente bruciata la spazzatura della fabbrica.
 A causa di una serie di circostanze insolite, i sospetti della polizia cadono inizialmente su Lee, che viene arrestato e interrogato, ma infine rilasciato. Lee dice che Frank lo ha mandato via per due ore quando è arrivato al lavoro nel pomeriggio di Sabato. Venerdì, il giorno prima dell'omicidio, Leo Frank dice al guardiano notturno di venire a lavorare il sabato pomeriggio alle quattro, perché lui vuole andar via intorno a quell'ora in modo da poter partecipare a una partita di baseball con il cognato, il signor Ursenbach. Quando Lee arriva, però, alle quattro, Frank è estremamente nervoso e insiste affinché l'uomo lasci la fabbrica per tornare alle sei. Quando Lee suggerisce che potrebbe semplicemente dormire sul posto per un paio d'ore, Frank gli ripete che deve andarsene.
Quando Lee torna, alle sei, Frank sembra ancora molto nervoso, tanto che fa un salto indietro quando nota che un ex dipendente di nome di Gantt è arrivato più o meno contemporaneamente a Lee. Frank sosterrà poi di essersi semplicemente spaventato, perché Gantt era un omone robusto e lui lo aveva licenziato non molto tempo prima. In realtà, pare che Gantt fosse molto vicino a Mary Phagan e Frank temeva che lui fosse venuto a cercarla.
Newt Lee aveva fatto il suo giro come al solito, quella notte, ma non era sceso nel seminterrato fino alle tre del mattino.
La scena del crimine era ricca di indizi. Fra le altre cose, c'erano due messaggi presumibilmente scritti da Mary durante l'aggressione e ritrovati nella segatura vicino al corpo. Solo successivamente venne dimostrato che non era stata Mary a scrivere quelle parole, che sembravano opera di qualcuno che a malapena sapeva leggere e scrivere. Il linguaggio usato, inoltre, era simile al dialetto afro-americano del sud. Il senso dei messaggi sgrammaticati era:

"Mamma, è stato quel negro che lavora qui sotto a fare questo. Sono andata a fare pipì e lui mi ha spinta giù in quel buco. Era un negro alto e magro che mi picchiava mentre giocava con me.
Lui ha detto che voleva amarmi e per questo è venuto a lavorare qui come guardiano notturno ma quel negro molto alto ha fatto tutto da solo."

Questo il testo, quasi incomprensibile, in lingua originale:

"Mam that negro hire down here did this i went to make water and he push me doun that hole a long tall negro black that hoo it was long sleam tall negro i wright while play with me.
he said he wood love me and land doun play like night witch did it but that long tall black negro did buy his slef."

Le misteriose "note della morte" furono soggette a diverse interpretazioni. Il termine "night witch" (strega della notte) venne interpretato come un riferimento ad uno spauracchio del folklore afro-americano, ma l'uomo nero che trovò il corpo, Newt Lee, ci ha visto subito un chiaro riferimento a se stesso, leggendo le parole come "night watch" (turno di notte). Quando allo spazzino della fabbrica, Jim Conley, fu poi chiesto di scrivere la parola "guardiano notturno", lui senza esitazione scrisse "night witch". Dopo un intenso interrogatorio, Conley ammise alla fine di aver scritto lui i messaggi, ma di averlo fatto per  ordine del sovrintendente Leo M. Frank.
Poco distante dal corpo, gli investigatori trovarono anche un fazzoletto insanguinato, una scarpa, alcuni fogli di carta e delle matite. Stranamente, il cappello e il parasole di Mary erano stati gettati nella tromba dell'ascensore. C'erano dei segni che indicavano che il corpo di Mary era stato trascinato nel seminterrato. I segni di trascinamento cominciavano dal vano dell'ascensore.
Entro il 1° maggio, la polizia sospettava per il reato ben cinque uomini diversi. Fra questi, per una serie di motivi, Leo Frank era il principale sospettato, anche se la maggior parte delle prove contro di lui erano circostanziali. L'interesse per il caso crebbe a dismisura, finendo su tutti i giornali, e nel giro di un mese la situazione cambiò radicalmente. Due sospetti (Arthur Mullinex e John Gantt) vennero liberati. Frank e Lee vennero arrestati per l'omicidio e il procuratore Leo Dorsey affrontò nel processo gli avvocati della difesa Luther Rosser e Ruben Arnold. Il processo ebbe inizio il 28 luglio 1913.
Frank affermò di trovarsi nel suo ufficio, al momento dell'omicidio, ma la testimonianza di Monteen Stover, che aveva visitato il suo ufficio alle 12:05 senza trovarlo, lo contraddiceva.
Emerse, oltretutto,  che Frank aveva fatto delle avances "irregolari" a diverse colleghe della Phagan.
Il 4 agosto 1913, la testimonianza di Jim Conley scosse visibilmente la giuria. Egli affermò di aver aiutato Frank a spostare il corpo inerte di Mary Phagan nel seminterrato e di aver scritto i messaggi dell'omicidio. La difesa cercò di smontare la storia dell'uomo, ma sebbene Conley ammettesse di aver in precedenza mentito alla polizia, i tentativi dell'avvocato Luther Rosser di mettere sotto accusa la sua testimonianza non riuscì, nonostante sette ore di interrogatorio.
Lo stesso Frank prese la parola, etichettando Jim Conley come un bugiardo, e diede la sua versione storia in toni calmi e miti. Ma non gli servì. Il giudice lo condannò a morte (per impiccagione) il 10 ottobre 1913.
A causa di vari intrallazzi legali, fra cui il rifiuto della richiesta di appello di Leo Frank per un nuovo processo da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti, l'esecuzione venne rinviata diverse volte, finché il Governatore della Georgia, John Slaton, commutò la condanna di Frank in ergastolo, il 21 Giugno 1915, sulla base delle raccomandazioni del presidente della Corte e di ulteriori testimonianze. Frank, per sua sicurezza, venne trasferito nella prigione statale di Milledgeville.
La commutazione della pena di Frank, la notte prima che avrebbe dovuto essere impiccato, fece infuriare i georgiani, che decisero di farsi giustizia da soli. Fecero irruzione nella prigione, studiando tutti i particolari con precisione militare: tagliarono le linee telefoniche, bloccarono le guardie, ammanettarono il direttore e sorpresero Frank in pieno sonno. Lo spinsero rapidamente fuori e dopo aver raggiunto Marietta, città di Mary Phagan,  impiccarono Frank ad un albero e lo lasciarono lì a morire. Migliaia di persone sono accorse a guardare quel corpo appeso prima che qualcuno lo tirasse giù. Per decenni, le foto del linciaggio sono circolate per tutto il Sud.
Un centinaio di anni dopo la morte di Frank, sembra molto probabile che lui fosse innocente.
C'erano stati dei grossi dubbi fin dall'inizio e molti abitanti del posto avevano chiesto al governatore di perdonare Frank o commutare la sua pena.
Il giudice Leonard Roan, che curò il processo di Frank, scrisse che, anche se aveva respinto la richiesta di un nuovo processo, non poteva dire con assoluta certezza se Frank fosse colpevole o innocente.
Questi dubbi vennero confermati circa 70 anni dopo il processo. Nel 1983, Alonzo Mann - un ex operaio della National Pencil Company, rivelò di aver visto un uomo che portava il corpo di una ragazza la notte in cui la Phagan era stata uccisa e che quell'uomo era Jim Conley, la cui testimonianza era stata la principale prova della colpevolezza di Frank.
Molte delle prove fornite al processo puntavano a Conley. Aveva il movente (rapina) e l'opportunità: ubriaco e indebitato, era in agguato nel pomeriggio del delitto, quando la ragazza uscì dall'ufficio di Frank con la sua paga. 1 dollaro e 20 centesimi.
Storicamente, il caso Frank ha avuto conseguenze per tutto il secolo scorso, perché Leo Frank era ebreo e il suo è stato l'unico linciaggio di un ebreo americano. La morte di Frank fece sentire i suoi effetti sia nel Nord che nel Sud, sia nelle comunità ebraiche che in quelle non ebraiche.
Dopo linciaggio di Frank, circa la metà dei 3.000 ebrei della Georgia lasciarono lo stato.
Molti ebrei americani videro in Frank una vittima delle persecuzioni antisemite.
Due settimane dopo il linciaggio, nell'edizione del 2 settembre 1915 del Jeffersonian, Thomas E. Watson scrisse: "la voce del popolo è la voce di Dio", sfruttando la sensazionalità del controverso  processo. Nel 1914, quando Watson aveva iniziato a diffondere il suo messaggio anti-Frank, la circolazione del Jeffersonian aveva raggiunto le 25.000 copie. Dal 2 settembre 1915, il numero era salito a 87.000.
Poco tempo dopo il linciaggio di Leo Frank, 33 membri del gruppo chiamato "I Cavalieri di Mary Phagan" si riunirono su una montagna vicino ad Atlanta e formarono il nuovo Ku Klux Klan della Georgia. Nel frattempo, i membri indignati di una comunità ebraica si incontrarono per creare l'Anti-Defamation League, che aveva come scopo quello di combattere l'antisemitismo.
La vedova di Frank, Lucille, non si risposò. Lavorò al bancone dei guanti del negozio di J.P. Allen e morì il 23 Aprile 1957 per una malattia cardiaca. Nel suo testamento del 1954 aveva chiesto di essere cremata. Prima della sua morte, Lucille aveva chiesto ai membri della sua famiglia di spargere le sue ceneri in un parco di Atlanta, ma un'ordinanza locale lo proibì. Le sue ceneri vennero conservati per sette anni in un'impresa di pompe funebri del luogo fino a quando la sua famiglia le seppellì segretamente, dentro ad una scatola da scarpe, tra le lapidi dei suoi genitori nel cimitero di Oakland, ad Atlanta, a quanto pare preoccupata che un funerale avrebbe potuto provocare un'azione antisemita del locale Ku Klux Klan.
Mary Anne Phagan è sepolta nel cimitero di Marietta. Sulla sua lapide si legge:

"Dormi, bambina; dormi nella tua umile tomba ma se gli angeli sono buoni con te nei regni al di là del travagliato tramonto e delle stelle offuscate, ti faranno sapere che più di un cuore addolorato batte per te in Georgia e più di una lacrima, di occhi non abituati a piangere, ha pagato per te un tributo sacro nelle parole."

Leo Frank riposa nel cimitero di Mount Carmel, a Glendale, nella contea di Queens (New York). Nel 2003, in occasione del 90° anniversario dell'Anti-Defamation League, gli è stato  dedicato un memoriale, che si trova vicino all'ingresso principale del cimitero.
Nel 1986, finalmente, lo stato della Georgia perdonò Frank. Lo stato dichiarò che lo stava perdonando perché non era riuscito a proteggerlo dal linciaggio e perché non aveva mai perseguito i suoi assassini.















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