E' il 1956 e Barbara e Patricia sono due ragazze come tante, due sorelle come tante. Hanno quindici e tredici anni, le sorelle Grimes, e vivono a Chicago con mamma Loretta e con altri cinque, tra fratelli e sorelle. Il padre non c’è, perché i genitori sono separati. A casa Grimes mancano spesso acqua e luce, ma, come dice Loretta, queste carenze materiali sono compensate dall’amore, che in questa famiglia non manca.
Le sorelle Barbara e Patricia adorano Elvis Presley ed hanno visto "Love me Tender" ben dieci volte e no, non ne hanno ancora abbastanza. Vogliono rivederlo, ancora una volta. E così, la sera del 28 Dicembre del 1956, le sorelle Grimes sono lì, puntuali alle 21 e 30, fuori dal Brighton Theater, in fila per i pop corn.
Alle 23, eccole su un autobus diretto a est. Due sorelle, due brave ragazze, che di certo a quell’ora fanno ritorno a casa. E invece no. A casa, Patricia e Barbara non ci tornano.
Le cercano per venticinque giorni. Le cercano tutti. Ma proprio tutti.
Persino Elvis Presley invita le due sorelle a tornare a casa dalla loro preoccupatissima madre. Le ragazzate devono pur finire, perché è questo che crede mezza Chicago: che si tratti di una fuga volontaria. E mezza Chicago le avvista, le segnala, le rintraccia. A poco più di ventiquattro ore dalla scomparsa, dei compagni di classe le vedono da Angelo’s, un ristorante nella zona sud della città. Poi è il turno di un autista, che però crede di averle incontrate in un sobborgo a nord di Chicago. E ancora, una guardia giurata racconta di aver dato indicazioni a due ragazzine – presumibilmente, Patricia e Barbara Grimes – il giorno successivo alla sparizione, ma a nord ovest. Un albergatore afferma di aver rifiutato di affittar loro una camera proprio per la loro giovane età, mentre il commesso di un negozio di dischi giura di averle notate, intente ad ascoltare l’album di Elvis Presley.
Paradossalmente, la signora Loretta è l’unica che scuote la testa. Le sue figlie non sono scappate. Questo non è un colpo di testa. Questa non è una ragazzata. Ѐ successo qualcosa, qualcuno le trattiene. "Sarà", replica la polizia, che però continua a cercare. E alla fine, le trova. Le trova a sud est, nella contea di Cook. Le trova lungo le sponde del Devil’s Creek, cioè il “Ruscello del Diavolo”. Ѐ il 22 gennaio 1957. Barbara e Patricia sembrano due manichini. Senza vestiti. Senza vita. Congelate.
Da quanto sono lì? Cos’è successo? Sono morte la sera della scomparsa? Difficile stabilirlo. Oltre agli avvistamenti discordanti, altre cose sono accadute. A Loretta Grimes è arrivata una lettera da qualcuno che le ha chiesto un riscatto. E allora, il 12 gennaio 1957, dieci giorni prima del ritrovamento, Loretta, seduta su una panchina, aspetta. Ha il consenso dell’FBI e una borsa piena di soldi, che però nessuno ritirerà mai.
La lettera è opera di un mitomane e mentre Loretta aspetta, forse, Barbara e Patricia sono già morte. O forse no. Perché, altrimenti, sarebbe difficile spiegare le telefonate ricevute da Wallace Tollstan, la notte del 14 gennaio. La figlia di Wallace – Sandra – è in classe con Patricia Grimes ed è proprio la voce di quest’ultima che l’uomo crede di riconoscere quando, intorno alla mezzanotte, alza il ricevitore. Pochi secondi e una ragazzina che chiede, sussurrando, se Sandra è in casa. Prima che l’uomo riesca a passare la telefonata alla figlia, la comunicazione s’interrompe… ma dall’altra parte, dall’altra parte c’era una spaventata Patricia Grimes, non c’è dubbio. Lo sceriffo Lohman e il detective Glos, però, qualche dubbio ce l’hanno. I corpi di Barbara e Patricia sembrano giacere sulla riva di Devil's Creek già da un pò, forse prima del 9 gennaio. Ci sono state pesanti nevicate e le rigide temperature hanno contribuito a preservare i corpi, a conservarli nello stato in cui erano al momento della morte. Barbara giace sul fianco sinistro. Le gambe piegate, la testa coperta dal corpo della sorella. Patricia invece è sdraiata sulla schiena, la testa girata -di netto- a destra. Sembra che braccia frettolose e ansiose di disfarsene, abbiano scaricato, anzi, forse persino lanciato quei corpi. Magari da un’auto in corsa.
Lo sostengono gli investigatori ed anche i giornali, che fanno presto a rispolverare un altro omicidio plurimo che aveva fatto rabbrividire l'intera Chicago, sempre in gennaio, ma 2 anni prima: il caso Schuessler-Peterson. Due cognomi, tre bambini. I fratelli John e Anton Schuessler e il piccolo Bobby Peterson. Hanno quattro dollari in tutto, quel pomeriggio. Quattro dollari, quanto basta per trascorrere un pomeriggio al cinema e guardare un film che non racconteranno mai. I tre ragazzini, infatti, vengono ritrovati due giorni dopo: senza vestiti e senza vita. Probabilmente strangolati, gli occhi bendati dal nastro adesivo, probabilmente scaricati da un veicolo in corsa. L’innocenza sembra aver voltato le spalle a Chicago, quel pomeriggio del 1955. E il delitto Grimes sembra confermarlo: non c’è più spazio per l’innocenza, in questa città. I due episodi poi hanno delle inquietanti analogie: i corpi nudi, lasciati in un’area desolata, come manichini abbandonati. E se i tre bambini non hanno ancora avuto giustizia, per le sorelle Grimes la storia avrà un finale diverso. O almeno, così si spera. E ci s’impegna molto, sin da subito: ben 162 agenti sulla scena del crimine, ben 162 agenti camminano lungo il Ruscello del Diavolo, ben 162 agenti calpestano qualunque prova sia rimasta. E la confusione cresce, nei giorni seguenti: sui corpi di Patricia e Barbara ci sono dei segni strani, delle ferite tanto difficili da spiegare che neppure l’autopsia riesce a fare chiarezza. Quando sono morte le due sorelle? E qual è stata la causa della morte? Congelamento, a quanto pare. Sì, ma se sono morte il 28 dicembre - la notte stessa della scomparsa - come spiegare i numerosi avvistamenti dei giorni successivi? E se i corpi sono lì, al Ruscello del Diavolo, dal 28 dicembre… come mai nessuno li ha notati prima?
I cadaveri di Barbara e Patricia restano nell’obitorio per un mese, a disposizione del coroner e degli inquirenti. Un “soggiorno” forzato che però non porta a nulla di concreto. Niente data, né causa della morte. E così le ragazze vengono restituite alla madre e il 28 gennaio 1957 le sorelle partono per il loro ultimo viaggio. A ricordarle, una lapide semplice e spartana. Ma non c’è bisogno di tener viva la memoria, perché Chicago non le dimentica. Anzi, la città è ossessionata dal ricordo delle ragazze uccise: viene organizzata una raccolta fondi in favore della famiglia, vengono distribuiti volantini con richieste d’informazioni e persino l’autorevole quotidiano "Chicago Tribune" invita tutti quelli che hanno visto o sanno qualcosa a scrivere una lettera alla redazione. Ogni lettera verrà ricompensata con cinquanta dollari. Ancora, si pubblicano foto delle amiche di Patricia e Barbara, con indosso abiti simili a quelli delle due vittime (abiti, peraltro, mai ritrovati) nel tentativo di rinfrescare la memoria di qualche testimone distratto. E poi, gli interrogatori. E i sospettati. Circa duemila. E tutti, TUTTI, trattenuti e torchiati a dovere. Max Field, diciassette anni, è uno di loro. La macchina della verità lo mette alle strette e confessa di aver rapito le due ragazze. È lui? È lui, il mostro? Non lo sapremo mai: c’è stato un grave vizio di forma, poiché i minorenni non possono essere sottoposti alla macchina verità. Field viene rilasciato, per poi essere nuovamente arrestato – anni dopo- per l’omicidio di un’altra donna. Nel frattempo, tantissimi sono i mitomani e i malati psichici che si sentono in dovere di dire la propria: menzogne, visioni, interferenze. Per questo, quando mette le mani su Edward Bedwell, lo Sceriffo Lohman si guarda bene dall’allentare la presa. Bedwell è un vagabondo, fortunato possessore di un ciuffo alla Elvis. Lo hanno visto insieme alle Grimes in un ristorante, dove talvolta lui lava i piatti in cambio di cibo. E sì, Bedwell ammette di esser stato in quel ristorante - il “D&L” - con due ragazze, ma nega che si tratti delle Grimes.
I proprietari- John e Minnie Duros- raccontano che con Bedwell c’erano due ragazze e un altro uomo. La ragazza più alta (Patricia Grimes?) aveva qualcosa che non andava. Seduti al tavolo, i quattro ascoltavano le canzoni di Presley che il juke box suonava. La presunta Patricia sembrava ammalata o ubriaca. Poi gli altri tre l'avrebbero trascinata fuori dal locale. A Minnie, che si era opposta, l’altra ragazza (Barbara?) avrebbe detto – forse per tranquillizzarla- che loro due erano sorelle. Lo Sceriffo Lohman crede alla versione di Minnie. Sembra plausibile. E poi, Bedwell somiglia a Elvis, cosa che sicuramente deve averlo aiutato ad adescare le ragazzine e a convincerle ad andare con lui. Alla fine Bedwell, non solo confessa una torbida storia di sesso, alcool e violenza, ma ritorna sul luogo del crimine e ricostruisce, per Lohman, l’uccisione delle due ragazze.
Caso chiuso? Sì, sostiene lo sceriffo. Ma i suoi colleghi e il Procuratore Distrettuale non sono convinti. La confessione del vagabondo è contraddittoria, piena di falle. Sembra estorta e così è, in effetti: Bedwell ammette di essere stato interrogato con metodi brutali dagli uomini di Lohman e viene dunque scarcerato. Qualcuno però appoggia Lohman. Si tratta del detective Glos: anche lui è convinto che Bedwell c'entri qualcosa col delitto Grimes, convinzione che si rafforza quando Bedwell finisce nei guai per lo stupro di una tredicenne, avvenuto in Florida. La ragazzina racconta non solo di aver subito violenza ma di essere stata rapita e tenuta prigioniera. Una dinamica che si potrebbe applicare alla vicenda delle sfortunate sorelle di Chicago, sostiene Glos. E quelle ferite, quei segni di punture su cui l’autopsia non ha saputo fare chiarezza, potrebbero avere una torbida spiegazione: le due ragazze sono state picchiate, malmenate a lungo e probabilmente molestate. Sospetto, quest’ultimo, che poi sarà confermato con grande riluttanza dalla Scientifica di Chicago. Ma l’atteggiamento di Glos non piace: è un uomo duro, critico, irriverente. Il coroner, Walter McCarron, fa in modo che il caso gli venga tolto e che non possa più ficcare il naso nelle indagini. Almeno ufficialmente. Eh sì, perché Glos continuerà ad indagare sul delitto Grimes per conto suo, senza alcun compenso, al fianco dello Sceriffo Lohman. Quest’ultimo è l’unico a dar credito alle ipotesi di Glos: le ragazze sono state torturate e molestate da un predatore sessuale, che le ha attirate con i suoi modi gentili e la faccia da bravo ragazzo. E quel predatore è Benny Bedwell. Di questo Lohman è convinto e lo sarà fino alla morte, avvenuta nel 1969. Un maniaco ha ucciso le due sorelle? Sì, può darsi. Questa ipotesi però a poco a poco corrode l’immagine di Barbara e Patricia: da innocenti teenagers che cantano Love me Tender diventano nell’immaginario collettivo due ragazze facili, che accettano da bere da uomini più maturi e non ignorano "i fatti della vita". Anzi.
Secondo le indiscrezioni che Glos lascia trapelare, entrambe erano sessualmente attive. Il coroner aveva tenuto queste informazioni per sé, forse per motivi religiosi, forse per non urtare la morale del tempo, forse per non pugnalare il cuore già straziato di Loretta Grimes, alla quale nessuno avrebbe osato spiegare che probabilmente le sue bambine erano entrate in un brutto giro, dal quale avevano tentato di uscire. Pagando con la vita. Sì, ma…chi è stato? Il tempo passa. Il caso diventa "freddo".
La verità non solo si allontana, ma è avvolta da un mistero, denso e oscuro come solo le storie di fantasmi sanno essere. Le sorelle Grimes sono state gettate -senza tanti complimenti- in un luogo dal nome sinistro, il Ruscello del Diavolo, a poca distanza dal quale sorgeva una casa. Isolata, protetta dagli alberi, abitata da una famiglia che –inspiegabilmente- l’abbandona in tutta fretta dopo la scoperta dei due corpi. Più che un trasloco, sembra una fuga: oggetti personali, mobili, giocattoli sono ancora tutti lì, all’interno della casa o sparsi in cortile. E davanti all’ingresso, una vecchia auto viene divorata per anni dalla ruggine. Perché tanta fretta? Chi abitava nella casa ha forse visto qualcosa che non avrebbe dovuto? Le risposte sfuggono. Non sfugge, invece, la casa abbandonata all’occhio sempre attento dei vandali, che, infatti, la incendiano.
Ma la forza del fuoco non è sufficiente: non solo le fiamme lasciano intatte le fondamenta, l’impianto di riscaldamento e il portico – che restano ben visibili, tra le rovine- ma non riescono a spazzare via nemmeno quei rumori, strani e inspiegabili. Porte che sbattono, il motore di un’auto che arriva a tutta velocità, uno sportello che si chiude. Decine di passanti giurano di aver udito questi suoni inquietanti e una donna addirittura crede d’aver visto due corpi nudi sul greto del fiume. La polizia controlla, cerca, verifica. Non c’è nessuno. L’area è disabitata. Non c’è più nessuno lungo il Devil’s Creek. E allora, di cosa si tratta? Semplice suggestione? Impressione profonda suscitata da un duplice assurdo delitto? Ai fenomeni paranormali, ognuno è libero di credere o no. Ma camminando lungo le rive del Ruscello del Diavolo, si respira ancora tutta la paura e l’angoscia di due morti inutili.
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